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mercoledì 10 ottobre 2012

2 ottobre Verona - Tempio buddhista srilankese - Festa di Kathina


VENETO INTERNATIONAL BUDDIST MEDITATION CENTER



Kathina è una festività che si celebra al termine di Vassa, il ritiro
di tre mesi osservato dai buddhisti Theravada. Il periodo in cui un
monastero può indire "Kathina" dura un mese, a partire dal giorno
successivo al plenilunio dell'undicesimo mese del calendario lunare
(generalmente in ottobre). Per indire 'Kathina' il monastero deve aver
alloggiato almeno 5 monaci per tutto il periodo di ritiro e solo
quelli che sono stati presenti per tutto il tempo possono ricevere la
stoffa per le vesti che viene offerta. È il momento indicato per fare
un dono con cui i laici esprimono gratitudine ai monaci. I fedeli
laici buddhisti portano ai templi i loro doni, specialmente nuovi
abiti per i monaci.



Il Buddha aveva raccomandato ai bhikkhu di fermarsi durante la stagione delle piogge (Vassa) onde evitare di uccidere, camminando, i numerosi esseri che venivano allo scoperto per via della copiosa umidità e di utilizzare questo periodo di stabilità per dedicarsi alla pratica intensiva – alla meditazione – e all’istruzione ai laici.

Nel Vinayapitaka si narra che una volta trenta bhikkhu si misero in viaggio per trascorrere il ritiro con il maestro, che si trovava a Savatthi, ma il monsone li sorprese prima che riuscissero a giungere a destinazione; perciò dovettero fermarsi a Pava, una località distante da Savatthi 60 chilometri e che in seguito acquistò notorietà perché il Buddha vi consumò il suo ultimo pasto prima del trapasso. Terminato il periodo dei monsoni, i trenta bhikkhu ripartirono alla volta di Savatthi e quando finalmente vi giunsero avevano le vesti fradice e malandate.

Il Buddha stabilì perciò che alla fine del periodo di Vassa tutti i bhikkhu avrebbero potuto ottenere una nuova veste. Ancor oggi, la stoffa grezza viene tagliata in riquadri per toglierle ogni valore commerciale e ogni monaco deve rimetterne insieme i pezzi servendosi di un telaio. Il termine Kathina,infatti, vuol dire “telaio” e si riferisce alla cornice usata per cucire le vesti, nonché al materiale per confezionarle, ovvero la stoffa grezza, il filo, l’ago per cucirle e il colorante con cui tingerle una volta finite per dar loro uniformità di colore. La veste dev’essere terminata nell’arco di un solo giorno.

Il processo di lavorazione, data la brevità del tempo concesso, richiede il contributo di tutta la comunità monastica, nessuno escluso. Una volta asciutte le vesti sono pronte per essere distribuite ai monaci che hanno passato tutto il periodo del Vassa in quel monastero, senza interruzioni. Perché la celebrazione possa aver luogo, ci dev’essere un quorum minimo di 5 monaci, (anche provenienti da altri monasteri). Kathina dev’essere celebrata nell’arco di un mese a partire dalla fine del ritiro di Vassa, che coincide con il plenilunio del mese di ottobre.

La cerimonia ha avuto un prologo la sera del sabato, quando, dopo la Pujja del pomeriggio, ha avuto luogo una lunga preghiera/recitazione a più voci, in lingua Pali,  con molti monaci appartenenti a diversi Sangha da tutta Italia, e naturalmente laici, sia cingalesi che italiani. Inoltre erano presenti alcuni cambogiani e bengalesi. Si respirava una intensa atmosfera meditativa  e concentrata.
Il giorno successivo, dopo l'offerta del cibo ai monaci, alcuni discorsi per celebrare kathina, spiegarne il significato nelle varie lingue, e la cerimonia di chiusura (sempre in lingua pali) nella quale veniva consegnata la stoffa ad un monaco che si incaricava di farne nuove vesti. In questo caso il monaco era l'abate del tempio, Ven. Pyadassi.
Questo centro è molto attivo, organizza anche incontri di meditazione vipassana aperti a tutti, sia il sabato  ( dalle 9 alle 16, a più riprese) che la domenica.
Si trova a Verona in Via Aquileia 21.

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